LA REGGIA DI BUGLIANO

LA REGGIA DI BUGLIANO

Visto e considerato che la riproduzione di attrazioni turistiche italiane, oggi come oggi va per la maggiore, ho pensato anch’io di cimentarmi in qualcosa del genere, ma “Che cosa posso riprodurre?” è sempre stata la mia domanda ricorrente. Ormai è già stato fatto di tutto: fontane di Trevi se ne contano a bizzeffe, Mole Antonelliane ne trovi una dietro ogni angolo, per non parlare del duomo di Firenze che praticamente la fa da padrone dappertutto. Piazza San Marco? None, anche quella, fatta e rifatta più di un’attrice ormai cinquantenne.

Certo, a questo punto la sfida diventa complicata, perché ogni volta che penso ad un monumento o ad un palazzo, non c’è nulla da replicare, perché qualcuno l’ha già riprodotto oppure ci ha già pensato la LEGO, vedasi il Colosseo.

Città come Verona, Torino, Venezia, Roma e Firenze, per citarne alcune, sono ormai già ben rappresentate, pertanto devo pensare fuori dagli schemi e volgere il mio interesse a quel turismo di nicchia, ma che alla fine attrae una bella folla di vacanzieri diversamente interessati.

Dopo alcuni giorni spesi a pensare e svariati tentativi andati a vuoto, sono stato folgorato da un’idea pazzesca ed ho deciso di rappresentare un paesello toscano di campagna che ai più è sempre sfuggito e che quindi avrei potuto dire d’essere stato il primo ad occuparmene. La mia scelta ricade su Bugliano e più precisamente sulla sua fantastica reggia, che attrae ogni anno migliaia di turisti da ogni dove.

Reggia di Bugliano

Come potete osservare dalla prima immagine, la tavolozza è piena di colori che vanno dal celeste, al turchese fino a raggiungere il blu scuro. Il motivo di questa colorazione è da attribuire al passato burrascoso di questo palazzo e dei suoi proprietari.

Innanzitutto, questa costruzione è impropriamente chiamata reggia, dato che ivi non ha mai dimorato un regnante e non è passato nemmeno in visita, ma si sa che gli abitanti di codesto comune sono molto gioviali e goliardici e a loro piace chiamarla così, un po’ per vantarsi e nello stesso tempo per prendersi gioco degli altri, tanto è vero che alla fine, volente o nolente, la “Reggia” è diventata famosa al resto d’Italia.

Reggia di Bugliano.

Essa risale ai primi del 1400 ed è sempre stata amministrata dai Piripiccheri, una facoltosa famiglia che raggiunse il suo apice di fama e ricchezza nel periodo del Granducato Toscano. Divennero addirittura gli amministratori di tutti i territori circostanti, riscuotevano le tasse e si occupavano delle baruffe tra i villici. In pratica, i signori di questa famiglia hanno sempre fatto da governanti della zona, finché col passare degli anni e svariate sfortune economiche, onde evitare di pagare onerose tasse e ripetute spese di manutenzione gli ultimi eredi nel 1950 donarono la struttura al comune.

Nell’arco dei secoli ha subito diversi restauri e drastici stravolgimenti di stile, in base all’estro di chi in ogni secolo ne era il proprietario. Veniamo a svelare il primo mistero, ovvero la colorazione. Come sapete, i colori di Bugliano sono il bianco ed il rosso, ma ciò che non potete assolutamente conoscere è che quelli una volta erano i colori della casata e della loro dimora. Io vi suggerirei un attimo di focalizzarvi sulle tre bandiere rappresentate e di leggere la didascalia della foto.

Da sinistra a destra, la bandiera della casata della “reggia”, quella italiana ed infine l’ufficiale di Bugliano.

Dunque, si evince che la casata dei Piripiccheri ha adottato dei nuovi colori per rappresentarsi e sono pressoché gli stessi usati per la facciata della reggia; ma che cosa capitò in passato da indurre costoro a cambiare repentinamente il loro vessillo?

Con la caduta del Granducato prima e con la fondazione del Regno d’Italia poi, arrivò la necessità dei conquistatori di istituire delle nuove gerarchie. Il protettorato di Bugliano venne estromesso dalle mani dei Piripiccheri per essere affidato alla gestione di un Conte nominato direttamente dai Savoia. I nuovi governanti, cominciarono quindi ad espropriare buona parte dei possedimenti dei Piripiccheri e a prendere le redini dell’amministrazione e della giustizia, ma allo stesso tempo non vollero stravolgere le cose drasticamente. Infatti decisero che per rappresentarsi, questi nobili adottarono il rosso che sovrasta su di un campo bianco con al centro un pallino rosso, ovvero l’attuale bandiera del comune di Bugliano. Fecero costruire il loro palazzo ed era davvero degno di un re, così bianco e sfavillante con un tetto così rosso da sembrare un cielo al tramonto in una sera d’estate.

“Aspita!”, esclamarono i Piripiccheri. Avevano perduto la metà dei possedimenti, il governo, gli introiti delle tasse e persino i loro colori. Decisero quindi di riadornare la loro magione con dei pigmenti drasticamente opposti a quelli usuali e di renderli anche quelli ufficiali della loro casata.

Ma torniamo al presente e passerei a descrivervi che cosa potrete ammirare se un giorno vi venisse voglia di fare una capatina in questo paesello toscano.

Cominciamo dalla cancellata e di tutta la recinzione realizzate grazie a delle alabarde donate direttamente dallo Stato Pontificio durante la vacanza di Papa Clemente VIII nel 1601 che decise di accettare un invito dei Piripiccheri. Per ringraziare di tale gesto, l’erede di quel tempo, Egidio detto il Santo, decise di far scolpire delle statue ad immagine e somiglianza di quel Papa che vennero esposte sui terrazzi delle due ali laterali. Solo in seguito raggiunsero la posizione attuale facendo parte integrante della cinta di confine.

La recinzione con le alabarde e le statue di Papa Clemente VIII
La cancellata di alabarde e le statue di Papa Clemente VIII

Attraversato il cancello, verrete affascinati dalla fontana ornamentale, copia esatta di quella dei giardini pensili presso la Reggia di Nuova Delhi, voluta dalla moglie di Eustachio il Ricco, che era rimasta affascinata durante un loro viaggio di affari nelle Indie. Ovviamente, anche per questa, i colori originali sono stati irrimediabilmente ritoccati con il sopravvento del contado.

Fontana ornamentale.

Volgendo lo sguardo a destra e a sinistra ed abbandonando l’olfatto ai profumi di stagione, verrete sopraffatti dalla bellezza delle magnifiche fioriere ricolme di fiori di lino. Lo stile di queste è molto tondeggiante e barocco e sono state costruite da Euforbio il Breve che si ispirò alle forme delle colline che dominano quelle terre.

Fioriera di fiori di lino.
Fioriera di fiori di lino vista a volo d’aquila.

Nel 1650 ci fu un tentativo di trasformare la parte centrale del palazzo in una cappella per volere della moglie di Ermenegildo il Devoto. Ne rimangono a testimonianza il grosso portale, che in seguito fu vetrificato, ma mantenendone la forma ed il rosone sovrastante ad esso.

Sagoma del portale ormai vetrificato.
Il rosone di una precedente cappella.

Con l’avvento del contado, la casata dei Piripiccheri spostò i suoi interessi verso il senese, pertanto soggiornava raramente in questa dimora che venne trasformata in “casa vacanza” e soprattutto come base per ricche battute di caccia. La grossa statua di un cervo sul tetto infatti fu costruita proprio per ricordare che loro non vivevano più lì per dovere, ma ci venivano solo più per piacere. In quel periodo fu usata parecchio da Efeso il Macellaio.

La statua del cervo sul tetto.

I giardinetti laterali sono di recente realizzazione ad opera dell’amministrazione comunale, che ha voluto ricreare delle piccole fioriere, una fontanella e delle panchine dell’amore dove gli innamorati possono guardarsi in faccia seduti uno di fronte all’altra e magari baciarsi. Da quando la reggia è stata donata alla municipalizzazione, è stata trasformata in una sorta di struttura per funzioni, quali matrimoni e cene di lusso ed una parte è addirittura adibita ad albergo con alcune stanze nella parte interna che andremo a visitare più tardi.

I giardinetti “comunali”.

I vasi che troverete sparsi un po’ ovunque, provengono dal Brunei ed è stato un dono dell’allora sultano che commerciava con Euripide l’Astuto.

Uno dei tanti vasi birmani.

Nel 1650 i Piripiccheri conobbero il massimo della loro magnificenza grazie a Eldorado l’Avido. Tutte le piastrelle in oro che potete ammirare, un tempo erano di oro zecchino. Purtroppo quelle che ci sono adesso sono soltanto delle copie, mentre le originali sono tenute al Museo Civico Senese.

La pavimentazione dorata.

Ai primordi del palazzo, la zona retrostante era adibita a stalla per i cavalli, ma col tempo subì un rimaneggiamento impressionante. Come potrete osservare al suo posto ora fa bella mostra di sé, la Fontana dei turbinii, un’opera monumentale che non teme il confronto con la più famosa di Trevi. Nel retro, troverete inoltre, la parte adibita ad hotel, le cui stanze sono riservate solo a coloro che decidono di festeggiare il proprio matrimonio in questa struttura. Siccome, l’ultimo piano è l’unico che può essere visitato dai turisti quando le cerimonie ne impediscono la visita totale, ho deciso di rappresentarla senza il muro in maniera da rendere visibile l’interno anche ai miei piccoli visitatori durante le esposizioni che farò con la reggia.

Il retro della reggia.

La fontana è stato un capriccio dell’amante di Euclide l’infedele, il quale fece sempre bene i suoi calcoli, non cadendo mai in fallo con la moglie, rivelando le sue molteplici relazioni amorose. Si narra, che costui abbia avuto almeno 8 diverse storie parallele con altrettante donne durante il suo matrimonio. Ebbe una vita così vorticosa che i dervisci delle acque vogliono rappresentare i capitoli dei suoi amori con tutte le peripezie affrontate. Per sua sfortuna non visse abbastanza per veder la fine dell’opera.

La fontana dei turbinii.
La fontana dei turbinii.

Nella stanza dell’ultimo piano, a testimonianza che questa casata sia una famiglia di commercianti e viaggiatori, si possono notare appese ai muri le cartine geografiche dei luoghi a loro cari, usate durante le tratte commerciali. Il mobilio invece arriva dall’Ungheria, mentre il pianoforte proviene direttamente dai magazzini della Steinway and Sons. Purtroppo l’arpa è soltanto una copia, perché l’originale in oro zecchino è tenuta al sicuro sempre a Siena, come il lampadario.

Mappe e mobilio ungherese.
Il pianoforte della Steinway and Sons.
L’arpa.

La stanza non finisce di stupire, perchè, a mio avviso, l’opera più interessante resta il soffitto parzialmente a botte con delle tessere di mosaico a tinte bluastre e celestine ed infine con la parte più alta a cassettoni e decori dorati in oro zecchino ancora originali.

I mosaici, i cassettoni ed il lampadario.

Si narra, che le dodici stelle sul soffitto, corrispondano al numero dei Piripiccheri che si sono succeduti nell’arco dei secoli.

Con questo è tutto, la visita è finita. Se avete delle domande sono a disposizione, altrimenti mi auguro di non avervi annoiati con la mia narrazione e spero che la mia piccola riproduzione della Reggia di Bugliano vi sia piaciuta così tanto da farvi venire voglia di visitare quella vera in Toscana. Si consiglia di prenotare il biglietto online, soprattutto per essere sicuri che in tal giorno non ci sia un matrimonio a limitarvi la visita. Ci vediamo a Bugliano!

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