LEGO® 71767 – Ninja Dojo Temple – Recensione

LEGO® 71767 – Ninja Dojo Temple – Recensione

Ragazzi, per me oggi è già arrivato Natale perché mi accingo ad aprire un set NINJAGO® che desideravo da tempo e con l’occasione ringrazio il LEGO® GROUP per avermelo donato per farne una recensione, ma passiamo subito ad alcuni dati tecnici.

La costruzione di questo tempio è consigliata a partire dagli otto anni in su e contiene ben 1394 mattoncini suddivisi in 12 bustine, inoltre c’è un unico foglietto di adesivi sicuramente ben curati (fig.  18) ed un manuale molto corposo di 295 pagine.

Col primo sacchetto andremo a scoprire due personaggi, KAI per i buoni e BOA DESTRUCTOR per i cattivi. È la prima volta che maneggio una minifigures sotto forma di rettile antropomorfa e la trovo fantastica. Il ninja, dal suo canto ha la possibilità di cambiare il pezzo della capigliatura con il classico cappuccio della sua congrega. Dopodiché si procede con l’assemblare un mezzo pesante d’assalto del nemico.  Vi confesso che sarà la prima cosa che smonterò perché è molto brutta sia come forma che per la combinazione di colori utilizzati, quali l’arancione ed un blu verdastro di cui non ricordo il nome. Inoltre,  i set NINJAGO io li vivo come se fossero ambientati nel medioevo giapponese, per tanto elimino tutto ciò che è anacronistico come MECHA ed altri macchinari. Non vi segnalo tra l’altro nulla di rilevante nell’assemblaggio, tranne la scoperta, almeno per me, di un pezzo nero che non avevo mai visto  che vi ho evidenziato in figura 2 con una freccia.

Kai e il Boa Destructor inserito nel mezzo d’assalto

Col pacchetto seguente, faccio la conoscenza di  un’altra “cattivona”, ovvero PIXAL e poi assemblo un robot rosso che finirà al più presto nello sfuso, per lo stesso discorso di prima. Il personaggio è davvero carino, non seguendo la storia della serie televisiva, azzardo l’ipotesi che trattasi di un androide dalle sembianze femminili dalla capigliatura grigia. Dopo averla ammirata e fotografata (fig. 4), mi imbatto nuovamente nel pezzo che vi ho segnalato pocanzi, ma questa volta nella variante rossa ed  in altri che potrete osservare in figura 3.

Il MECHA e i componenti utilizzati, più piedi e finti spallacci

Secondo il mio giudizio, in questa immagine potrete apprendere pregi e difetti del  set: i primi, sono ad esempio i due TILE stampati che sono MERAVIGLIOSI e tutte le volte predico di averne sempre di più a discapito degli odiosi adesivi. Tutti i pezzi rimanenti , invece, appartengono alla serie delle cose brutte, come gli spallacci in rosso (più avanti scoprirò che non saranno utilizzati come tali) e quelle finte cerniere in arancione. Trovo che parti così troppo specifiche rovinino un po’ la fantasia nei costruttori ed il divertimento di assemblare un automa, come in questo caso. Io sono sempre più convinto che un set LEGO debba avere pezzi più piccoli che combinati insieme riescano ad ottenere risultati fantastici e reali. L’uso di parti così grandi e specifici stravolgono un po’ la natura delle costruzioni. Sembra quasi di giocare con qualcosa di differente, come ad esempio i MECCANO. Passiamo a quelle che sembrano delle cerniere, vi dico subito che sono finte perché non si muovono per niente. Dopo aver pensato due parolacce in una lingua a me stesso sconosciuta, procedo quindi con il montaggio perché voglio proprio capire a cosa diavolo serviranno. Non ci metto molto a scoprire che sono impiegati come telaio su cui montare i pezzi che comporranno le gambe e le braccia. In pratica sono le “ossa” che permetteranno al MECHA di stare in piedi e muovere le braccia. Realizzo però che questo robot non avrà le giunzioni mobili  alle ginocchia e ai gomiti. In compenso, non gli sarà difficile rimanere eretto, perché i piedi che lo sosterranno sono molto corposi ed anche simpatici da realizzare. Li metto un attimo da parte e scopro che quelli che credevo degli spallacci, alla fine vengono inseriti ai lati delle cosce e tutto sommato fanno la loro figura. Nonostante fossi scettico per le giunture fisse, il risultato finale e la giocabilità sono alti, pensate che ha anche la possibilità di sparare dei piccoli TILE ROUND 1×1. Mi devo proprio complimentare con chi l’ha progettato, perché sono sicuro che i bimbi con cui ci giocheranno saranno davvero contenti e passeranno diverse ora inventandosi delle belle storie di combattimento.

Pixal e il Mecha completato

Con la terza bustina si cominciano a mettere le basi del castello, pertanto realizzerò le scalinate che a giudicare dall’immagine devono essere molto interessanti da costruire per via della tecnica SNOT utilizzata. Si parte dal pavimento per seguire con i primi gradini. Utilizzando alcuni PLATE HINGE (quelli a cerniera) si comincia a combinare alcuni pezzi e poi a piazzarli in maniera poco ortogonale sul piano, ottenendo pertanto un’angolazione accattivante.

Particolari degli scalini in SNOT

Sto procedendo con la gradinata, quando mi rendo conto che presto murerò quasi completamente un ragno color NOUGAT, perché una volta che avrò completato questo passaggio, l’insetto non sarà più giocabile, nemmeno dalle manine dei bambini. Mi domando come mai si sia dovuto arrivare a tanto, povero aracnide!

Addio Whiskey il ragnetto!

Ultimati gli ultimi pezzi, vi confermo che la zona dei sotterranei è solo suggestiva, ma per niente giocabile in quanto è poco accessibile. Detto questo, è ora che io apra il quarto pacchetto col quale mi accingo a montare l’ennesimo MASTER  WU della mia collezione. Devo dire che questa versione è molto bella, soprattutto i pantaloni; date un’occhiata alla figura 9 appena avete un po’ di tempo.

Nell’immagine seguente (#7), c’è una piccola lezione per chi odia i pezzi in appoggio. Osservate il PLATE1x8 nero con la guida usata per far scorrere le porte. Su di esso sono stati posizionati dei coni rossi ed un cappuccio da ninja. Ebbene, questo piccolo “mobiletto” va appoggiato sul pavimento nella zona che vi ho indicato con una freccia. Non fatevi trarre in inganno dal TILE 1×2 WITH JUMPER giallo, perché quello STUD non aggancerà affatto col PLATE 1×8 modificato, in quanto coinciderà con quella parte della guida scorrevole. In pratica l’oggetto è solo appoggiato, ma non potrà scappare di lì grazie al JUMPER e ai due CHEESE SLOPE 1×1 gialli posizionati ai lati.

Anche in casa LEGO si appoggiano i pezzi

Nella foto seguente (#8) ho evidenziato con una freccia come col PLATE  modificato a forma di A, si ottenga un’angolazione particolare e diversa dal solito. Nei set  Ninjago questa è una caratteristica ricorrente.

Il famoso PLATE a forma di A

Master Wu

Nel sacchetto 5, troveremo il necessario per completare il basamento coi sotterranei. Ovviamente c’è poco da segnalare in quanto si ripetono all’incirca gli stessi passi delle pagine precedenti. L’unica cosa in cui si differenzia è nella preparazione di un muro crepato che grazie ad un meccanismo semplicissimo e con dei piccoli SLOPE 1×2, potrà essere disarcionato dalla sede e poi rimontato tutte le volte che si desidera senza smontare mezzo set per il ripristino.

Le mura che si possono sfondare alla bisogna e poi ripristinare facilmente

Con la bustina numero, 6 oltre a cominciare a dare una infarinata alle mura del primo piano è giunto finalmente  il turno di LLOYD. Cercando di tirare un po’ le somme, finora non mi sono esaltato col montaggio, ma non posso dire nemmeno di essermi annoiato. Sta di fatto però che mi aspettavo di più. A suo discapito, c’è da dire che il set non è piccino, pertanto richiede troppi  passaggi che preparano a ciò che verrà in seguito, rischiando quindi di essere un po’ monotono.

Nella figura 11, sto tenendo in mano ciò che diventerà parte di un tetto. Trattasi di una tecnica che ruota tutto intorno a delle CLIP ed alle rispettive  HANDBAR, ma il risultato finale è gradevole. Me ne devo ricordare in futuro per le mie MOC,  perché ho un sacco di quei pezzi che di solito non uso. Per quanto riguarda le pareti interne, sono adorne di molti “quadri”, purtroppo sono tutti rappresentati con degli adesivi e pertanto non li applicherò.

Lloyd e montaggio del tetto orientale

Del pacchetto  numero 7 l’unica cosa che mi viene  da commentare è l’aver trovato Il pezzo più strano che ci sia, ma già mi piace (#12), e, dopo diversi passaggi ripetitivi, finalmente a pagina 156 lo uso. Purtroppo  viene impiegato per farne una squallida telecamera di sorveglianza che eliminerò per il fatto dell’anacronismo. Inoltre, trovo molto interessante l’uso che è stato fatto di una scodella per realizzare delle anfore bianche molto carine. Queste sono le cose che adoro quando gioco coi LEGO: usare i pezzi in maniera alternativa o, come dicono i costruttori più sgamati, fare degli  NPU (nice part usage). Concludo questa sezione, con l’inserire un dolcetto all’interno di uno di questi  vasi ed infine mi butto a capofitto con l’ottavo sacchetto.

Il pezzo per la telecamera, l’anfora e parte del tempio completato

Velocemente, un nuovo “cattivone” chiamato COBRA MECHANIC viene presto montato e poi si procede col portale d’ingresso. Finalmente i designers propongono un tipo di tetto “frastagliato” come quelli che solitamente piace fare anche a me (#13).

Cobra Mechanic, il portale e il tetto frastagliato

 La parte migliore di questo sacchetto è proprio il tegolato. Ad esempio con una cerniera di tipo PLATE e un WEDGE si riesce a colmare un difetto angolare in tutta scioltezza (#14).

Bella tecnica per colmare le angolazioni

Ma diamo un’occhiata alla foto 15 prima di cominciare la nona bustina, perché s’intravedono già belle cose. Il tempio sta prendendo forma ed assomiglia sempre più a quelle costruzioni orientali che tanto adoro della serie NINJAGO.

Fronte e retro finora assemblato

In seguito, la prima cosa che mi capita in mano è un TILE rotondo 2×2 con la stampa di un drago dorato su uno sfondo rosso. Vi confesso che mi piacerebbe averne a tonnellate di questi. Il montaggio segue spedito senza segnalazioni sospette o di stupore. Si usa sovente l’ormai collaudato sistema di CLIP e HANDBAR per la connessione dei tetti orientali, (#16)

Il tile stampato e la tecnica clip and handbar

Il pacchetto numero 10 sembra molto veloce come passi da seguire, perché ci sono pochi pezzi.  Scopro immediatamente che sono tutti destinati per la torretta centrale. Quest’ultima ha un montaggio arzigogolato e non molto intuitivo, ma tutto sommato mi affascina, perché è il genere di assemblaggio che  non sono solito usare. Sono cose che non sono abituato a pensare, ma devo dirvi che mi piacciono, pertanto ne farò tesoro per le mie future opere.

La torretta centrale

Anche nella bustina 11 non ci sono tantissimi pezzi. Si comincia con la preparazione della minifigure del mitico COLE, poi si procede col posare un ombrello, una coppia di pattini a rotelle ed un microfono in alcune ceste situate all’ultimo piano. Nel momento in cui lo stavo facendo, mi sono domandato sul senso di queste azioni. Purtroppo, non seguo le vicende di questi eroi in televisione, pertanto rimarrò col dubbio, perché credo che ci sia un rimando con uno o più episodi. C’è persino una tazza tenuta da una clip ed un altro pezzo trasparente in modo che simuli una piccola scena. In effetti pare che questa si sia capovolta sul tavolo e il suo contenuto si sia rovesciato sul giornale (nel tile 2×2 non ho applicato l’adesivo, pertanto la foto 18 spiega solo a metà il concetto ). Purtroppo il realismo di alcuni oggetti aumenta solo se si applicassero le decalcomanie. Lo testimonia anche la console di controllo del pian terreno.  Immaginiate che io abbia appiccicato gli adesivi dei monitor, a quel punto converrete come me  che quello sarebbe notevolmente ben fatto.

Cole, la tazza rovesciata, gli adesivi ed il pannello di controllo

In pratica il tempio è finito, bisogna solo più creare l’isolotto da collegare, (Fig. 19)

Il tempio finito

Svuotando il pacchetto finale, mi capita tra le mani un pezzo rosso molto grande che servirà per fare una sorta di ponte arcuato in stile orientale.  A me piace scoprire pezzi nuovi, ma in questo caso avrei preferito che fossero stati utilizzati molte più parti e tantissima fantasia in più per fare il ponte, ma mi adeguo e cerco di scoprire come procedere dopo aver montato l’ultima minifigure, cioè quella della protagonista femminile, NYA.  Per fortuna, la presenza di ben 5 tubicini flessibili in dark red (uno di questi non servirà), mi lasciano ben sperare per la realizzazione della passerella, anche perché vi confesso che l’isolotto, una volta finito, non è un granché, pertanto lo metto da parte e comincio col famigerato ponticello.

Il pezzo per il ponte, Nya e l’isolotto

Ho deciso di fotografarvi i passaggi più importanti come potrete osservare nella figura 11, perché tutto sommato il risultato finale non è male.

Come fare un ponte giapponese in 4 semplici passaggi

Ecco fatto! Lo attacco all’isola e poi al tempio, così il gioco è fatto. Guardate che meraviglia e giudicate anche voi.

Il gioco è fatto!

Non ancora soddisfatto, butto un occhio al manuale e scopro a pag. 289 che si può aggiungere il set 71764 per ampliare questo tempio e rendere il gioco ancora più entusiasmante. A conferma di tale possibilità, mentre lo stavo recensendo, ho notato che alla base, ci sono alcuni BRICK 1×2 con doppio foro che possono accogliere gli eventuali PIN di collegamento di quell’altro. Sarebbe stato bello averli entrambi per farne una recensione più completa, ma mi devo accontentare.

Tirando le somme, sono molto soddisfatto dell’estetica, un po’ meno della giocabilità, perché trovo alcuni punti poco accessibili, come avevo già spiegato prima, anche dalle piccole mani dei bimbi. Io però, adoro la serie NINJAGO® e pertanto sarà difficile che ne parli male, anzi…

Mi sono piaciute un sacco le tecniche dei tetti e vi confesso persino il MECHA, anche se inizialmente su questo nutrivo seri dubbi. Ci sono diverse CLIP e JOINT BALL lasciate al caso, senza un vero scopo e sinceramente non ho capito il perché siano state inserite.

Comunque, è un acquisto che vi consiglio a mani basse e vi svelo che nel mio piccolo ho già ordinato una seconda copia per unirla al primo e cercare di fare qualcosa di differente, sperando però di esaltare le tecniche suggerite. Non vedo l’ora che arrivi.

Si ringrazia il Gruppo LEGO® per aver fornito a Brick.it Magazine una copia recensione del set. Tutte le considerazioni espresse in questa recensione sono frutto dell’opinione personale dell’autore.

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