LEGO Icons 10360 Shuttle Carrier Aircraft – La recensione
- By: Francesco Frangioja
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Il nuovo set LEGO Icons 10360 Shuttle Carrier Aircraft di questa recensione ci riporta indietro nel tempo, all’epoca d’oro dell’esplorazione spaziale, quando gli Space Shuttle ci tenevano tutti con il naso all’insù!
Progettati e realizzati per effettuare i test di volo in planata dei prototipi degli Space Shuttle, i due Shuttle Carrier Aircraft vennero poi utilizzati poi per portare gli Shuttle stessi dagli aeroporti dove atterravano alla loro base operativa presso Dryden Flight Research Center.
I due velivoli riprodotti dal nuovo set sono il Boeing 747-123 N905NA e lo Space Shuttle Enterprise (denominazione NASA: OV-101 | STA-099) così come poterono essere ammirati dai visitatori del Paris Air Show del 1983.

Per quanto riguarda informazioni, caratteristiche, immagini, dettagli e quant’altro relativi al nuovo set LEGO Icons 10360 Shuttle Carrier Aircraft, vi rimandiamo a questo nostro articolo pubblicato in occasione della presentazione del set stesso.
È infatti giunto il momento di aprire la scatola e iniziare a costruire il nuovo, mastodontico set che rende omaggio all’ingegneria, all’aviazione e all’esplorazione spaziale. Seguiteci!
Indice dei contenuti
- La scatola
- II manuale
- La costruzione
- Il modello completato
- Galleria fotografica
- Considerazioni finali
- Bonus track: la storia del programma Space Shuttle
La scatola


La confezione del nuovo set a marchio congiunto NASA e Boeing trasmette subito un senso di eleganza prestigio. Il design blu-notte della linea LEGO Icons è accompagnato sul fronte da un’immagine evocativa dei due modelli in volo.
Sul retro troviamo invece le immagini del set completato, con un focus sui dettagli tecnici – il sistema che consente di estrarre e di ritrarre il carrello di atterraggio del Boeing 747 SCA, il vano della stiva apribile e il cono di coda con il quale sostituire i 3 motori dello Shuttle per simulare la copertura che veniva applicata agli stessi sugli Shuttle reali per migliorare l’aerodinamica del velivolo durante il suo trasporto – e sulle dimensioni (lunghezza di oltre 86 cm!).



All’interno della scatola, realizzata nel nuovo ma ormai consolidato formato ‘smontabile’ e ripiegabile (per ridurre lo spazio necessario a riporla nel caso in cui la si volesse conservare), trovano posto:
- 16 buste del nuovo formato cartaceo contenenti i pezzi per costruire i due velivoli e il supporto da esposizione
- una busta cartacea con all’interno il manuale di istruzioni diviso in due volumi e il foglietto con i 18 adesivi necessari per completare il set
Il manuale





Il manuale di istruzioni è in linea con gli standard LEGO per i set “18+ Adults Welcome”. È stampato su carta di alta qualità e include una breve introduzione storica sui Boeing SCA e sugli Shuttle, con informazioni, foto e riferimenti. Non mancano curiosità sul design LEGO e sulle scelte fatte dai progettisti per ricreare le proporzioni e i meccanismi del modello reale. Le pagine di entrambi i manuali sono disseminate di ‘inserti di testo’ che raccontano fatti e curiosità dell’uno o dell’altro velivolo.
Il manuale è diviso in due volumi. Il primo include informazioni e foto sui velivoli reali e le istruzioni per costruire lo Shuttle Enterprise. Il secondo include le istruzioni per costruire il grande modello del Boeing 747-SCA e il supporto da esposizione completo di targhetta esplicativa. Nonostante la presenza di un foglietto con 18 adesivi, nel set possiamo trovare anche elementi stampati.
La costruzione
L’assemblaggio del set si articola in tre macro-fasi:
- Lo Shuttle: buste da ‘1’ a ‘4’
- Il trasportatore: buste da ‘5’ a ’15’
- Il support per l’esposizione: busta ’16’
La costruzione del modello del set LEGO Icons 10360 Shuttle Carrier Aircraft di questa recensione richiede ben 700 passaggi per i due velivoli e altri 47 per il solo supporto da esposizione, il tutto suddiviso su un totale di 368 pagine dei due manuale di istruzioni.
Il livello di difficoltà è medio-alto, certamente più adatto a costruttori esperti. Alcuni passaggi, soprattutto quelli riguardanti l’assemblaggio del meccanismo del carrello di atterraggio, richiedono una certa attenzione. Il risultato finale ripaga però ampiamente l’impegno richiesto e profuso. Iniziamo!
Lo Shuttle
L’esperienza di costruzione inizia con dal modello dello Shuttle, non prima però di aver dato una scorsa alle prime pagine del manuale, ricche di foto e di informazioni sullo Shuttle e sui due Boeing 747-SCA, oltre a qualche parola sul processo di progettazione del set da parte dei Designer LEGO.
Busta “1” e “2”






Gli elementi e i mattoncini inclusi nelle prime due buste ci permettono di costruire il fondo piatto e le superfici alari dello Shuttle, oltre alla prima parte della fusoliera e della capottatura dei potenti motori posteriori.
Busta “3”





Il contenuto della nuova busta ci porta a completare l’iconico muso punta, il cockpit dei piloti e la fusoliera, quest’ultima completa a propria volta dei celeberrimi portelloni apribili per consentire l’accesso all’ampio vano di carico, che in questa versione di Space Shuttle serviranno ad ospitare i razzi dei motori posteriori nel caso in cui si volesse esporre il modello con montato il cono di coda aerodinamico al posto dei motori stessi.
Busta “4”



La quarta e ultima busta dedicata alla costruzione del modello dello Space Shuttle Enterprise contiene gli elementi e i mattoncini con i quali costruire i 3 motori posteriori, il cono aerodinamico da utilizzare in volo durante il trasporto (e con il quale sostituire i 3 motori di cui sopra) e il carrello.
Quest’ultimo non è azionabile/retrattile come quello di cui è dotato il Boeing 747-SCA. Si tratta semplicemente di 3 ruote di atterraggio da applicare o togliere a seconda di come si vuole esporre il modello.
Sostituendo il cono aerodinamico con i razzi posteriori, il modello dello Shuttle Enterprise si ‘trasforma’ in quello del Challenger (OV-099), quello che purtroppo esplose dopo soli 73 secondi dal decollo nel 1986. Il vano di carico è stato progettato per ospitare ordinatamente i carrelli, i razzi posteriori e il loro supporto quando si vuole esporre il modello con il cono aerodinamico montato.



Il Boeing 747-SCA (N905NA)
Terminato il modello dello Shuttle Enterprise che ha volato anche nei cieli europei per fare bella mostra di sè al prestigioso Paris Air Show di Le Bourget, quando per la prima volta uno Space Shuttle si mostrò al pubblico al di fuori dai confini statunitensi, si passa a quella dell’imponente modello che riproduce il mastodontico Boeing 747-SCA.
Busta “5” e “6”






La costruzione inizia dall’elemento che il Designer del set ha dichiarato essere il cuore del modello stesso: il sistema di azionamento del carrello di atterraggio, che riproduce fedelmente quello del velivolo reale e che consente di estrarre e ritrarre i poderosi ‘piedi’ dell’aereo.

Affinché i carrelli di atterraggio stessi fossero più realistici (4 ruote per ciascun elemento del carrello), il Designer ha “commissionato” la produzione di un nuovo e apposito elemento di fissaggio per le ruote.
Per agevolare i costruttori durante l’assemblaggio, i Designer hanno pensato di aggiungere, come nel caso del precedente set del Concorde (ve ne abbiamo parlato in questo nostro articolo), dei supporti costruibili con mattoncini arancioni (così da rendere sempre evidente che NON fanno parte del set/modello) che aiutano chi sta costruendo a sorreggere la sezione che si sta assemblando. Anche gli elementi centrali del carrello di atterraggio vengono assemblati e collocati nelle rispettive posizioni.

Busta “7” e “8”


Anche in questa sezione, per agevolare l’assemblaggio, il Designer ha aggiunto un supporto arancione.




Completati tutti i passaggi, è il momento di rimuovere anche gli ultimi supporti di color arancione, che ormai non sono più necessari.



La costruzione prosegue con l’assemblaggio del “muso” del Boeing 747, comprensivo del carrello di atterraggio anteriore e del suo sistema di azionamento.
Una volta ultimato il nuovo modulo, si procede con il primo dei tanti “matrimoni” che ci porteranno al completamento del modello.

Busta “9”



L’assemblaggio continua completando le sezioni inferiori della parte anteriore della fusoliera (la sezione compresa tra la cabina di pilotaggio e la “attaccatura” delle ali) e l’iconica “gobba” posta dietro la cabina di pilotaggio stessa.
Busta “10” – “11”








Le due nuove buste ci portano a ultimare la struttura interna (e “portante”) della sezione di coda della fusoliera, alla quale sarà affidato il compito di sostenere le superfici esterne della sezione di coda stessa. Ultimato l’assemblaggio della nuova sezione, si procede con il secondo “matrimonio”, unendo la sezione appena ultimata con la parte anteriore del modello costruita in precedenza.
Busta “12”




Assemblando gli elementi inclusi nella nuova busta, si va a completare la fusoliera, compresa la sezione con la riproduzione delle lunghe “linee” di oblò, il “dorso” (l’iconica “gobba” che caratterizza i mitici Jumbo Jet) della fusoliera stessa e la “pancia” del velivolo.
Busta “13” e “14”


Le due nuove buste ci portano a costruire i due elementi di maggiori dimensioni del modello: le ali. Si parte con l’ala destra (Busta “13”) e si prosegue con la sinistra (Busta “14”), entrambe complete della riproduzione dei due potenti potenti motori jet Pratt & Whitney JT9D-7J da oltre 22 kg di spinta ciascuno.





Se si vuole rendere l’esperienza di costruzione più sfidante, si possono aprire entrambe le buste e costruire l’ala sinistra (Busta “14”) seguendo le istruzioni per l’ala destra (Busta “13”) mentre si costruisce quest’ultima ed eseguendo i passaggi “allo specchio”.
Busta “15”



La busta include gli elementi e i mattoncini che ci permettono di costruire i due piani di coda e l’impennaggio del grande timone posteriore, che una volta uniti alla fusoliera completano il modello.




Busta “16”
(foto)
L’ultima delle buste incluse nel set contiene quanto necessario per la costruzione del supporto da esposizione e completo delle targhette identificative. Ultimata la costruzione, potremo utilizzarlo per esporre i nostri due velivoli in configurazione di volo o di decollo/atterraggio, estendendo o ritraendo il carrello di atterraggio del Boeing 747-SCA.
Il modello completato

Una volta completato, il LEGO 10360 Trasportatore di Shuttle è un modello notevole, per dimensioni, peso e caratteristiche, oltre che di sicuro impatto visivamente. Il veicolo misura 63 cm di lunghezza e ha un’apertura alare di 53 cm.

Una volta costruito può essere esposto in varie configurazioni:
- il Boeing 747-SCA in volo con oppure senza lo Shuttle Enterprise sul ‘dorso’
- il Boeing 747-SCA poggiato sul suo carrello di atterraggio, con senza lo Shuttle Enterprise sul ‘dorso’
- il Boeing 747-SCA e lo Shuttle Enterprise entrambi poggiati sui rispettivi carrelli di atterraggio
I dettagli abbondano, il modello è stabile e, nonostante le dimensioni, facile da maneggiare per trovare la posizione di esposizione perfetta.
Particolarmente interessanti dal punto di vista dell’esperienza di costruzione sono stati il meccanismo del carrello di atterraggio e il sistema adottato per fissare le ali, dal peso ed estensione di tutto rispetto, alla fusoliera.
Galleria fotografica
Ecco alcune immagini dettagliate del set LEGO 10360 Trasportatore di Shuttle, nell’ordine:
- Lo Shuttle “Enterprise” con montato il cono aerodinamico
- Il Boeing 747-SCA (N905NA) senza lo Shuttle “in groppa“
- Il Boeing 747-SCA (N905NA) con lo Shuttle “in groppa“










Considerazioni finali
Pro:
- Alta qualità costruttiva
- Dettagli tecnici realistici
- Pochissimi adesivi: quasi tutti gli elementi con decorazione sono stampati
- Ottimo per l’esposizione
Contro:
- Prezzo un po’ elevato (sebbene giustificato)
- Richiede molto spazio per essere esposto
Il set LEGO 10360 Trasportatore di Shuttle è una scelta perfetta per chi ama l’esplorazione spaziale e i modelli ingegneristici. Meno adatto a chi cerca un’esperienza di gioco dinamica, ma impareggiabile per esposizione e impatto visivo.



Bonus track: la storia del programma Space Shuttle
Nel contesto del programma STS (Space Transportation System), la NASA realizzò sei esemplari di Space Shuttle, anche se solo cinque furono effettivamente utilizzati per missioni spaziali. Il primo, l’Enterprise, fu impiegato esclusivamente per test atmosferici, del volo planato e per altre prove a terra. Per questo fu classificato come Structural Test Article (STA). Gli altri cinque – Columbia, Challenger, Discovery, Atlantis ed Endeavour – entrarono in servizio operativo, cambiando per sempre la storia dell’esplorazione spaziale.
Enterprise (OV-101 / STA-099): l’inizio della leggenda

Il prototipo ispirato a Star Trek
Il primo shuttle realizzato dalla NASA non volò mai nello spazio. Inizialmente destinato a chiamarsi Constitution, fu ribattezzato Enterprise grazie a una massiccia campagna dei fan di Star Trek. Fu utilizzato esclusivamente per test atmosferici e prove a terra, privo di motori e scudo termico. Il 15 febbraio 1977 effettuò il primo volo planato, sganciato da un Boeing 747 SCA modificato, mentre l’ultimo test si concluse il 26 ottobre dello stesso anno.
Columbia (OV-102): il primo volo nello spazio

Dalla gloria al tragico epilogo
Il Columbia fu il primo shuttle a volare nello spazio, con la missione STS-1 del 12 aprile 1981, comandata da John Young e Robert Crippen. Il suo nome è un tributo sia alla nave esplorativa di Robert Gray sia al modulo di comando dell’Apollo 11. Dopo 22 anni e 28 missioni, il Columbia si disintegrò durante il rientro dall’orbita, il 1° febbraio 2003, causando la perdita dell’intero equipaggio.
Challenger (OV-099): un secondo tragico destino

Dal collaudo al disastro in soli tre anni
Il Challenger nacque come una versione modificata dell’Enterprise, rivelandosi più economico da adattare che costruire ex novo. Debuttò con la missione STS-6 il 4 aprile 1983, ma il suo volo più noto – STS-51-L del 28 gennaio 1986 – fu segnato da una tragedia. Solo 73 secondi dopo il decollo, un guasto a un giunto dell’SRB ne causò l’esplosione in diretta TV, provocando la morte di tutti e sette i membri dell’equipaggio.
Discovery (OV-103): il veterano delle stelle

L’Orbiter che riportò in vita il programma STS
Entrato in servizio nel 1984 con la missione STS-41-D, il Discovery è il più anziano tra gli shuttle superstiti. Il suo nome si ispira alla HMS Discovery di James Cook, ma anche all’iconica nave spaziale del film 2001: Odissea nello spazio. Fu protagonista del lancio del Telescopio Spaziale Hubble (missione STS-31) e riportò il programma in attività dopo i disastri di Challenger e Columbia. L’ultima missione si svolse il 24 febbraio 2011 (STS-133).
Atlantis (OV-104): in orbita verso la ISS

Il costruttore della Stazione Spaziale Internazionale
Il quarto Orbiter operativo, Atlantis, prese il nome da una nave di ricerca oceanografica del Woods Hole Oceanographic Institution. Entrò in servizio il 3 ottobre 1985 (STS-51-J) e svolse un ruolo fondamentale nello sviluppo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), portando in orbita moduli e attrezzature in ben nove missioni. È oggi esposto al Kennedy Space Center, con i portelloni aperti e il Canadarm esteso, come se fosse ancora nello spazio.
Endeavour (OV-105): l’ultimo della flotta

L’erede del Challenger
Costruito per sostituire il Challenger, l’Endeavour fu l’ultimo Shuttle a entrare in servizio attivo. Il nome omaggia la HMS Endeavour di James Cook e il modulo di comando dell’Apollo 15. Operò numerose missioni verso la ISS, trasportando equipaggi e materiali. Il suo volo finale, STS-134 del 16 maggio 2011, lo rese l’ultimo shuttle a raggiungere lo spazio prima della fine del programma STS. Oggi è ospitato al California Science Center di Los Angeles.
La storia degli Space Shuttle della NASA è un racconto epico di progresso scientifico, conquiste spaziali, ma anche di lutti e resilienza. Ogni Orbiter ha lasciato un’impronta profonda nell’esplorazione spaziale americana e internazionale, contribuendo a missioni che hanno cambiato la nostra comprensione dell’universo.
Si ringrazia LEGO per aver fornito a Brick.it Magazine una copia recensione del set. Tutte le considerazioni espresse in questa recensione sono frutto dell’opinione personale dell’autore.