Ticino Brick 2023: il reportage

Ticino Brick 2023: il reportage

Meraviglia. È questa l’emozione che ho visto dipinta più frequentemente sui volti dei visitatori di Ticino Brick, “la più grande esposizione di mattoncini Lego® del Ticino” – come recita la locandina.

Tra i tavoli dei 33 espositori al Mercato Coperto di Giubiasco (alle porte di Bellinzona) si sono aggirate più di 5.000 persone durante il weekend 28-29 ottobre. Per lo più si trattava di famiglie in cui i genitori avranno probabilmente pensato di far trascorrere una giornata alternativa ai propri pargoli portandoli a vedere una mostra di giocattoli per bambini, senza immaginare che anche loro stessi sarebbero stati catturati dalla magia senza età dei nostri mattoncini preferiti.

È proprio questo uno dei maggiori punti di forza di Ticino Brick: la sua grande vicinanza al pubblico. Giunta alla sua quinta edizione, l’esposizione è fatta da svizzeri per svizzeri, ma ancor di più da ticinesi per ticinesi: una gran parte delle opere riproduceva luoghi iconici del Canton Ticino o altri aspetti della vita quotidiani dei suoi abitanti, quindi riuscivano facilmente a catturare i cuori dei visitatori di tutte le età. E per chi veniva da fuori era un’occasione per conoscere meglio il territorio e la sua gente, visti attraverso la lente Lego. Ecco qui una veloce carrellata delle opere esposte che, per il loro carattere locale e familiare, maggiormente distinguono Ticino Brick dalle altre esposizioni a tema Lego.

Ad accogliere i visitatori c’era la maestosa riproduzione del lungolago di Ascona, un ridente villaggio sulle sponde svizzere del Lago Maggiore, realizzato con 100.000 mattoncini in occasione della seconda edizione di Ticino Brick.

Continuando il percorso verso sinistra si poteva ammirare il grandioso Ponte Tibetano di Monte Carasso (un ponte sospeso mozzafiato che è diventata una delle mete di punta dell’escursionismo in Ticino), costruito da Lorenzo Ravani con circa 150.000 pezzi. Dello stesso autore si trovava esposta anche un’impressionante collezione di camion della Migros, la catena di supermercati più iconica della Svizzera.

Subito dietro c’era la collezione di elicotteri della REGA (l’ente di soccorso alpino svizzero) di Alex Quanchi, insieme ad alcune creazioni della sua famiglia, tra cui il modello della loro cascina in montagna. Io ero piazzato con le mie opere proprio lì a fianco e mi sono preso un sacco di complimenti immeritati (ma inoltrati subito al legittimo destinatario) grazie a quel gioiellino in cui tantissime persone riconoscevano con ammirazione i tratti tipici dell’architettura montana ticinese.

Poco più in là, sullo stesso tavolo, Monica Danzi e suo figlio Matteo esponevano un bunker dell’esercito perfettamente equipaggiato: un’altra vista molto familiare soprattutto al pubblico maschile, dal momento che il servizio militare obbligatorio in Svizzera si svolge nell’arco di quasi 10 anni e, inoltre, tutto il territorio elvetico è notoriamente pieno di bunker (tra civili e militari, ce ne sono più di 360.000 e sono in grado di ospitare il 100% della popolazione!).

Un po’ più in fondo, andando verso destra e superando il grande diorama di cui dirò tra poco, si incontravano le creazioni di Jan Bialik, che ribadivano la vocazione locale e familiare di Ticino Brick: la sua casa d’abitazione, ricchissima di dettagli (tra cui decine di scatole Lego in soffitta!), e la chiesa di Santa Maria Assunta di Caneggio (Mendrisio) in cui si è sposato, con un ospite d’eccezione (Batman che sorveglia gli sposi dal campanile).

Aggirando le postazioni degli ospiti di SwissLUG, provenienti da cantoni svizzeri di lingua tedesca, si tornava verso l’ingresso e si poteva sostare di fronte alla postazione dove Christian Rieger vendeva le sue mini riproduzioni degli stadi svizzeri in cui si gioca a hockey sul ghiaccio, uno degli sport più amati e seguiti della nazione.

Christian Rieger è il presidente di SILUG, il LUG della Svizzera Italiana che organizza Ticino Brick. Mi sono fermato un po’ con lui per una breve intervista che riporto qui di seguito, in modo da inquadrare meglio il contesto entro cui si è svolto l’evento.

Quando e come è nato Ticino Brick?
Ticino Brick è nato 8 anni fa con l’idea di svuotare le nostre cantine e far vedere cosa siamo capaci di fare. Da lì, poi, tutti gli anni – a parte quelli di pandemia – abbiamo sempre organizzato la manifestazione.
Si è svolta sempre nello stesso posto o in luoghi diversi?
No, ogni anno cerchiamo di spostarci. Siamo stati ad Ascona, a Lugano, poi siamo ritornati ad Ascona, quindi a Lugano, e quest’anno a Giubiasco.
Chi sono i vostri espositori?
Gli espositori sono prevalentemente i nostri soci di SILUG: a ogni socio diamo la possibilità di esporre le proprie creazioni in questa manifestazione. Quest’anno ci sono anche persone che arrivano dalla Svizzera tedesca, dove ci sono altre associazioni come la nostra, e nelle precedenti edizioni ci sono stati anche espositori dall’Italia.
Quando e come è nata SILUG?
SILUG è nata, parafrasando la canzone, da tre amici al bar… Ci siamo conosciuti tramite gli annunci pubblicati su un portale di vendite online [Tutti.ch, l’equivalente svizzero di Subito.it], da lì ci siamo incontrati, abbiamo discusso di fondare un’associazione andando a cercare gli altri appassionati di Lego del cantone e, pian pianino, uno dopo l’altro li abbiamo trovati. Ogni anno si unisce a noi sempre qualcuno di nuovo.
Chi sono i soci di SILUG?
Ci sono tanti adulti, qualche giovane che è con noi da quando aveva 12, 13 anni, e anche qualche bambino. Siamo più di una trentina di soci attivi.
Come sono i rapporti con gli altri LUG della Svizzera?
I rapporti sono abbastanza complicati perché parliamo tre lingue diverse. Chi di noi non sa parlare tedesco o svizzero-tedesco comunica un po’ a gesti. Gli svizzeri francesi stanno nel loro mondo, non vengono mai in Ticino, non so perché… Però io vado regolarmente a esporre da loro perché mi piace e anche perché con la lingua è più facile.

A giudicare dal grande diorama costruito in fondo al grande salone dell’esposizione, però, si sarebbe detto che la collaborazione tra i ticinesi di SILUG e gli svizzeri tedeschi di SwissLUG abbia funzionato alla perfezione nonostante la barriera linguistica, perché il risultato era sorprendentemente armonico e ho visto moltissimi visitatori sostare a lungo appoggiati alle transenne per esplorare con lo sguardo tutti i dettagli della grande composizione.

Il diorama aveva un’insolita configurazione a T perché così – mi ha spiegato l’ideatore e coordinatore del progetto, Samuele Barenco – sarebbe stato possibile gestire al meglio la superficie espositiva in modo da permettere ai visitatori di avvicinarsi di più ai modelli per apprezzarne i dettagli. All’angolo più a sinistra, su una pedana sopraelevata, troneggiava la dettagliata ricostruzione dell’ormai perduto castello di Ascona (riportato magistralmente in vita da Maurizio Battaglia), mentre all’angolo opposto, anch’esso in posizione elevata, gli faceva da contraltare il santuario della Madonna del Sasso, una chiesa con convento costruiti su un impervio sperone roccioso alle spalle della città di Locarno (superbo modello realizzato da Enea Moro). Tra questi due luoghi storici ticinesi si distendeva una vasta città attraversata da una complessa rete ferroviaria su cui circolavano vari treni merci e passeggeri, tutti rigorosamente riproduzioni di veri treni svizzeri, controllati tramite un apparato creato appositamente da uno dei membri di SwissLUG.

Il tema dei treni sembra caro agli svizzeri tedeschi, che sui loro tavoli ne avevano messi in mostra diversi modelli. Una menzione speciale va al grande diorama invernale realizzato da Martin Marmet, ispirato al celebre film d’animazione “Polar Express” ma poi personalizzato con parti raccolte durante le mostre in cui esso è stato esposto in giro per il mondo, in modo da creare un “meta-diorama” che racconta la storia di sé stesso.

Tra i tavoli dei membri di SwissLUG spiccavano anche alcune curiosità assolutamente fuori dagli schemi, come l’esilarante diorama di Mike Tendino che rappresentava un gruppo di alieni sbarcato sulla terra per intrattenersi in “stupefacenti” attività, o gli orsetti gommosi compatibili con le minifig (ma non commestibili!) sempre di Mike Tendino.

Il resto della mostra conteneva un po’ di tutti i classici temi Lego come Star Wars, supereroi, auto e veicoli da lavoro (sia Creator che Technic), medioevo, Harry Potter, spazio vintage, minifig, ma anche qualche interessante sorpresa come le riproduzioni dei paradossi ottici di Dano Grab e i piccoli diorami di scene da film di Samuele Parravicini.

Ad accrescere le possibilità di intrattenimento dei bambini c’erano anche quattro postazioni per il gioco libero con i mattoncini, le sfide di costruzione a squadre, il tavolo dove l’associazione Robo-SI dava dimostrazioni pratiche dei propri corsi di robotica, ma soprattutto l’area dove Giordano Macchi e il figlio Andres davano la possibilità di provare diversi modelli Lego telecomandati: inutile dire che alla loro postazione c’era sempre la fila!

Io ero stato piazzato in un angolino con i miei strumenti musicali, ovvero due set ufficiali e due MOC: il Pianoforte a coda n. 21323,  la Fender Stratocaster n. 21329, il mio personale tributo al Fender Jazz Bass di Jaco Pastorius e il modello di tromba che ho proposto su Lego Ideas.
Da quell’osservatorio privilegiato ho potuto osservare per tutto il tempo la gente che andava e veniva, ascoltando le esclamazioni di stupore dei bambini e sorridendo quando le stesse identiche esclamazioni scappavano a adulti e anziani quando vedevano muoversi da soli i tasti del pianoforte.

Ticino Brick 2023 è stata la prima mostra a cui ho esposto delle mie opere. Vi lascio immaginare la trepidazione dei giorni precedenti mentre cercavo di organizzare al meglio il mio tavolo e, poi, il turbine di emozioni che si è scatenato durante quel weekend…
Mi ritengo fortunato di aver potuto condividere questa esperienza in un ambiente dove si respirava una grande aria di famiglia, non solo perché mi trovavo accanto ai miei compagni di LUG, e neanche perché la mia vera famiglia si manifestava sotto forma dei miei bambini che irrompevano in continuazione nella mia postazione per cercare di mettere le loro svelte manine su tutto quello che capitava a tiro (argh!). No, la “familiarità” di Ticino Brick era data proprio dalle opere esposte e dai loro espositori: genitori e figli presentavano insieme il risultato delle ore passate a inventare, progettare, costruire immagini e testimonianze della loro vita, del loro ambiente, della loro storia. Gli aspetti più tecnici, quelli da AFOL, passavano in secondo piano e lasciavano il posto alla freschezza e alla genuinità dell’esperienza Lego, quell’autentico “giocare bene” che permette ai mattoncini danesi di coinvolgere e riunire generazioni diverse attorno allo stesso tavolo. Gli occhi di bambini e adulti scintillavano quando scoprivano creazioni che non avrebbero mai pensato di poter vedere realizzate con i Lego e sono sicuro che molti, tornati a casa, si saranno messi subito all’opera per emulare ciò che avevano visto all’esposizione.
Ticino Brick è una mostra relativamente giovane, che sta crescendo ed evolvendo di anno in anno e ha ancora tanta strada di fronte a sé, ma si è già affermata nel Cantone Ticino come punto di riferimento sia per gli appassionati di Lego, sia per gli appassionati della creatività a 360 gradi.
L’edizione del 2023 è stata un chiaro successo, ora SILUG ha l’arduo compito di alzare l’asticella e preparare quella del 2024 con ancora più estro. Ce la farà? Le potenzialità espresse finora sono incoraggianti!

Galleria fotografica: https://www.flickr.com/photos/silug/

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