LEGO Technic 42147 – Camion ribaltabile – Recensione

LEGO Technic 42147 – Camion ribaltabile – Recensione

A pochi giorni dalle nuove uscite di giugno facciamo un passo indietro e torniamo all’inizio del 2023, inaugurato con una nuova serie di Lego Technic tra cui non ne potevano mancare un paio dedicati ai più piccoli. Ma alzi la mano chi, nonostante un’età ben superiore ai 7 (diciamo 7+++), è corso lo stesso ad accaparrarsi uno di questi piccoli modellini per sé, e non per figli o nipotini… Che siate ragazzini alle prime armi o costruttori incalliti, questi piccoli set piacciono molto perché spesso nascondono belle sorprese e suscitano meraviglia per l’ingegnosità applicata su piccola scala. “Less is more”, dicono in inglese, e anche il set numero 42147 continua questo trend, anche se con qualche eccezione…

Un po’ di storia

Per trovare un altro camion con cassone ribaltabile piccolo come questo bisogna tornare indietro di 9 anni: correva l’anno 2014 e nel set n. 42023 compariva, insieme a uno scavatore e una pala gommata, un bel camion blu in stile americano con cassone ribaltabile. A un primo sguardo quel modello non mostra alcuna somiglianza con il camioncino di questa recensione, ma scorrendo le istruzioni si scopre che la struttura interna della cabina e dello sterzo sono molto simili. Andando ancora indietro nel tempo scopriamo che nel 2011 era stato prodotto un camion porta container dal design e dalle dimensioni più simili al nostro (set n. 8065), ma nel poco spazio disponibile non era stato incluso lo sterzo (la ruota dentata sul tetto aziona il meccanismo che carica e scarica il container). Chiaramente i progettisti hanno messo insieme diverse caratteristiche dei due modelli precedenti per offrire in un veicolo molto compatto il massimo di funzioni possibili. Ben fatto!

La costruzione

Apriamo la piccola scatola e all’interno troviamo il manualetto di istruzioni diviso in due parti, un piccolo foglietto con gli adesivi, tre sacchetti non numerati e, a parte, due pannelli curvi da 11 di colore blu scuro (novità!) e due barre da 11 di colore blu scuro.

Un paio di queste cose mi lasciano perplesso:

1) perché il manualetto è diviso in due parti? Insieme farebbero una novantina di pagine, ma anche meno con un’impaginazione ben studiata, allora perché dividere il processo di costruzione? E, se proprio volevano mettere due manuali, perché non includere quello del modello alternativo, invece di doverselo andare a trovare su internet?

2) Perché quei quattro pezzi blu scuro sono fuori dai sacchetti? Dalla foto si può vedere chiaramente che le dimensioni non sono un problema, infatti potrebbero tranquillamente entrare nel sacchetto più grande, e allora perché hanno deciso di lasciarli sciolti? Mah…

Lasciamo da parte i misteri del packaging e mettiamoci all’opera. Con i primi dieci passaggi assembliamo la parte anteriore della scocca con i simpatici doppi fari rotondi. Poco più avanti aggiungiamo lo sterzo, il quale adotta un’altra novità: un connettore perpendicolare con solo due perni, variante del classico connettore a quattro perni (che l’anno prossimo compirà ben 20 anni di vita!). Come ho accennato sopra, questo sterzo è identico a quello del camion nel set 42023 eccezion fatta proprio per questa nuova componente. È curioso che in un modello così piccolo abbiano deciso di aggiungere ben due pezzi completamente nuovi ma, se consideriamo che entrambi si trovano anche nella stupenda Ford GT n. 42154 di questo stesso anno, il tutto ha molto più senso.

Si prosegue con l’assemblaggio della parte posteriore della scocca, una costruzione semplice ma robusta a cui viene agganciato il supporto per il cassone mobile, e poi si passa al piantone dello sterzo e alla sua interessante struttura che farà da sostegno al tetto e agli sportelli della cabina.

Verso la fine del primo manualetto iniziamo ad aggiungere i primi pezzi gialli che compongono la cabina, anche se il nome ufficiale del colore è “bright light orange”, ovvero “arancione chiaro chiaro”; negli ultimi passaggi viene completato lo sterzo HOG (“Hand Of God”). Con l’inizio del secondo manualetto completiamo il tetto, una struttura la cui parziale flessibilità permetterà in seguito di adattarsi senza sforzo alle barre inclinate che delimitano il parabrezza (assente come nella migliore tradizione Technic).

Al punto 52 troviamo i primi adesivi che compongono il muso del camioncino: il design è carino e inizio a chiedermi quale sia la fonte di ispirazione reale per questo modello. Una veloce ricerca di “ALP transport” in internet non dà alcun risultato pertinente, perciò avanti con la costruzione!

Dopo il muso tocca agli sportelli con i passaruota, i quali sono ingegnosamente realizzati con tre pezzi System (un plate 1×3 e due slope 1×1) fissati al rovescio grazie a mezzi pin di colore rosso. Come si vede dalla foto, gli sportelli sono incardinati sul frontale e vengono fissati alla cabina facendoli ruotare sul perno anteriore. Questo dà l’illusione che gli sportelli si possano aprire e chiudere, ma in realtà non è così poiché sono fissati con un “pin with friction ridges” e non si possono staccare facilmente. Mio figlio (5 anni) ci riesce lo stesso, ma non è un’operazione facilissima e ogni volta mette in pericolo l’integrità strutturale della cabina. Evidentemente il rischio fa parte del divertimento…

Fino a qui la cabina è risultata un po’ traballante ma al passaggio 75 vengono aggiunti i montanti che conferiscono una buona rigidità a tutta la struttura. Ora si passa alla parte posteriore, dove il colore blu scuro è dominante. La costruzione del cassone procede senza grandi intoppi o sorprese.

Con l’aggiunta delle magre ruotine il camioncino è completato, i pezzi avanzati sono pochi (vedi foto), ed è ora di testarne le funzionalità.

Contro e pro

I pochi difetti che riscontro sono per lo più concentrati nel cassone. Il primo, più visibile e (almeno secondo me) assolutamente imperdonabile, è l’assenza del pannello posteriore. Innanzitutto lasciare il cassone aperto sul retro è una scelta completamente irrealistica: non si è mai visto un camion dove il carico è libero di scivolare e cadere fuori ad ogni accelerazione o percorso in salita. E infatti questo è proprio ciò che è accaduto non appena mio figlio ha iniziato a giocare con il camioncino: alla prima partenza tutto il contenuto del cassone si è rovesciato fuori. Quindi, anche da un punto di vista della giocabilità, la scelta dei progettisti Lego ha fatto cilecca.

Il secondo punto critico è il meccanismo che fa sollevare il cassone: per azionarlo bisogna ruotare con decisione la ruota dentata che fa da manopola e, una volta superata la resistenza iniziale, la struttura si alza di scatto. Funziona, ok, ma non è un movimento fluido: è più simile a una catapulta!

Passiamo ai lati positivi. Cominciamo dal design: non c’è che dire, questo camioncino è proprio carino. Le proporzioni sono armoniose, il frontale ha quei doppi fari tondi che lo rendono simpatico, i pannelli blu arrotondati sulle portiere e sotto al cassone rendono più aggraziati gli spigoli, la scelta dei colori è azzeccatissima. Poi c’è la robustezza: ore di gioco estremo da parte di mio figlio non hanno scalfito la struttura compatta del veicolo, che ha sopportato di tutto e di più senza mai perdere un pezzo.

L’altro aspetto positivo è senza dubbio il rapporto qualità-prezzo: per 10 euro si ottiene un modellino bello da vedere, intrigante da costruire, robusto e divertente da usare.

Può essere considerato sia come buon primo approccio al mondo Technic per ragazzini/e, sia come un divertente piccolo passatempo per costruttori con esperienza (a prescindere dall’età), o anche come una buona base per piccole MOC più o meno elaborate.

Da migliorare

I papà AFOL dovranno sicuramente mettersi subito all’opera e risolvere il problema del cassone. Io ho preso spunto dal camion del set 42023 citato prima e, in pochi minuti e con pochi pezzi, ho realizzato un portellone incernierato che si apre da solo quando viene sollevato il cassone (vedi foto). Ci è voluto veramente poco e continuo a chiedermi come mai i progettisti Lego non ci abbiano pensato…

L’altro dettaglio che si potrebbe migliorare è rendere apribili le portiere. Per questo tipo di intervento, però, bisognerebbe intaccare la struttura portante della cabina che funge anche da sostegno per lo sterzo: un cambiamento radicale che probabilmente richiederebbe un po’ di tempo e di tentativi per raggiungere una soluzione che sia al tempo stesso robusta e funzionale. Cari appassionati di MOD, buon divertimento!

Modello alternativo

L’escavatore con i pezzi avanzati

Andando sul sito della Lego si possono scaricare le istruzioni per costruire un escavatore. Non descrivo tutto il processo di costruzione (che ha lo stesso livello di difficoltà del modello principale) e salto subito alla conclusione: l’escavatore è compatto, ha un aspetto abbastanza realistico e riutilizza in modo ottimale la maggior parte dei pezzi.

Uno dei punti forti di questo modello alternativo, infatti, è proprio l’ingegnosità con cui i progettisti hanno riconfigurato la costruzione: veramente un ottimo lavoro! I punti dolenti, d’altra parte, riguardano la funzionalità, che non è delle migliori, poiché la benna piccola riesce a sollevare al massimo un paio di mattoncini 2×2 e il braccio ha un’ampiezza di movimento piuttosto limitata (resta sempre esteso in avanti). Se con il camioncino è realmente possibile trasportare del materiale (almeno fin quando questo non scivola rovinosamente giù dal cassone aperto), con l’escavatore si può solo fare gioco simulato. Anche la solidità non è delle migliori: ho dovuto risistemare più volte gli assi che controllano il movimento del braccio, almeno finché mio figlio non ha capito che doveva azionarli con più delicatezza.

Sono piccole delusioni, comunque, che sostanzialmente non intaccano la mia ammirazione per gli ingegneri Lego che sono riusciti a creare un modello così diverso e così interessante con i pezzi a disposizione.

Buona costruzione a tutti!

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